Articolo originale di Franco Bianchi sul messaggio dei sintomi.
Calvizie e alopecia: ereditarietà o c’è di più?
Per calvizie si intende una mancanza di capelli, di qualunque natura o intensità essa sia.
Ovviamente più è diffusa e più intensa sarà la tensione sottostante vissuta dall’individuo. Anche l’età dell’insorgenza della caduta di capelli è indice di quanto profondo sia il disagio vissuto.
I capelli, nel linguaggio energetico, sono collegati al concetto di autorità e, quindi, anche alle persone o situazioni che la rappresentano.
L’Autorità (v.di La consapevolezza dei ruoli) è qualcuno che ci “comanda” che ci dice cosa fare. In tenera età è rappresentata dalla figura dei genitori, il padre in particolare anche se, spesso, in molte famiglie è la mamma a “tenere le redini”.
In età più avanzata l’autorità prende le veci dei nostri capi sul lavoro ma anche dei politici, la polizia, un tribunale, un medico col camice, professori…
Per chi fosse libero professionista, questo ruolo potrebbe essere rappresentato anche dal mercato, dalla concorrenza, dai clienti, da una proprietà aziendale, un consiglio di amministrazione o un direttore di banca.
Se la persona, quindi, dovesse “soffrire” l’autorità (tensioni irrisolte nel rapporto con essa) percepirà il suo operato prevalentemente come punitivo e, solo occasionalmente, come di aiuto e/o di sostegno.
Ciò creerà un distacco verso l’autorità stessa che verrà poco ascoltata, poco considerata e con la quale un dialogo sarà difficile: avvicinarsi vorrebbe dire rischiare di essere punito.
In pratica questo meccanismo produrrebbe un’ostilità o un non sentirsi capito ma, anzi, giudicato dall’autorità in generale e verso alcune persone in particolare, salvo quelle che la pensano come il soggetto.
La persona tenderà, quindi, ad avere anche da adulto, atteggiamenti di ribellione, perfino di sfida verso l’autorità stessa, situazione tipica dell’età adolescenziale nella quale questo tema esplode in tutta la sua forza.
Calvizie: tensione con l’autorità

Che cosa potrebbe accadere quando un individuo che accusa tali tensioni con questo ruolo dovesse essere chiamato a svolgere lui stesso un ruolo di autorità?
Per esempio se dovesse crescere dei figli, formarsi una famiglia o essere a capo di un gruppo di lavoro?
Farà una grande fatica ad impersonare un ruolo che ha combattuto, osteggiato o magari negato nella sua testa (e nel suo cuore).
Non solo: il risultato sarà anche una grande difficoltà a farsi obbedire, ad avere le idee chiare, a sostenere il peso di un’autorità nella quale fa fatica a riconoscersi, a prendere posizione e decisioni.
Anche nel caso di un’autorità inesistente o non presente si possono creare molti disagi e difficoltà: un figlio necessita di (almeno) un genitore per essere guidato.
In caso di morte prematura, malattia del padre o semplicemente perché egli è via per lavoro o con una personalità invisibile, il figlio potrebbe non sentirsi sostenuto, amato, di fatto abbandonato da colui che rappresenta (o dovrebbe rappresentare ma non lo fa in certi casi) l’autorità.
L’idea di fondo, la percezione che si può formare dentro la persona è che l’autorità l’abbandona. In questo caso potrebbe far molta fatica, nella vita, a trovare autorità che gli stiano vicine: potrebbe attirare capi assenti o che non gli diranno cosa fare (non la guidano).
Con un simile trascorso alle spalle, sarà ancora più difficile impersonare un’autorità che sia presente, anche per la mancanza di esempi vissuti dinanzi a sé di cosa voglia dire essere autorità.
Perché la calvizie colpisce maggiormente gli uomini?
Sappiamo che la relazione con il genitore omologo (cioè dello stesso sesso) è più delicata in quanto dovrebbe rappresentare ciò che il giovane virgulto diventerà da grande.
Siccome nella tradizione il ruolo di autorità viene associato alla figura paterna, ecco che nella relazione col padre sono gli uomini a soffrirne maggiormente. In questo senso il fattore ereditario si sposa perfettamente con il punto di vista psicologico.
Tutte queste persone sono chiamate, nel loro processo di crescita, ad assumersi le proprie responsabilità, a vivere sempre più intensamente il ruolo di comando.
Da ultimo un’immagine che ci viene trasmessa dalla storia religiosa: Dalila che, tagliando i capelli a Sansone, ne limita la sua forza.
Ma in un uomo la sua forza non è solo quella fisica, ben più rilevante è quella psicologica interiore: la propria autorità.
Vediamo alcuni esempi reali
Uomo di circa 30 anni che dall’età di 24 è quasi completamente affetto da calvizie. Perse il padre, malato da tempo, a 26 anni. Il suo legame con lui era affettivamente molto forte, anche se non reciprocamente espresso. Sentendosi abbandonato fatica a prendere in mano la sua autorità, prendere decisioni, sapere dove andare.
Donna di 55 anni con un grande diradamento ai capelli che la costringe, di tanto in tanto, all’uso di parrucche. La sua infanzia è stata costellata di forti autorità: un padre padrone, una madre forte ed una sorella, con la quale ha convissuto tutta la vita, altrettanto determinata. Il suo carattere diventa fragile e sottomesso, la propria autorità è quasi inesistente al punto da non riuscire a prendere le decisioni più semplici.
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